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Piaga

Regia Gaetano Crivaro
Prodotto da L’Ambulante – Ruga film
short film / ITA 2022 / 20min.

SINOSSI
In un futuro appena passato, tra gli scheletri e i resti di un progresso fallito, vaga un’umanità posta ai margini. Vaga imprigionata in un recinto privo di cancelli, indifferente a chi vince e chi perde, indifferente agli altrui sogni di sviluppo, indifferente ad un treno che probabilmente non passerà mai, o su cui forse nessuno salirà.
Avete visto un cane?

OFFICIAL SELECTION
40 Bellaria Film Festival – Concorso Gabbiano – World Premiere
2° Voci dai Calanchi – Panorama
14° Pentedattilo Film Festival – Calabria Showcase
47° Laceno d’oro – Gli occhi sulla città – Avellino

CAST & CREDITS
Sceneggiatura, Fotografia e Montaggio Gaetano Crivaro
Suono in presa diretta Margherita Pisano e Nicola Di Croce
Sound Mix e Sound Design Stefano Grosso
Color Correction Emanuele Malloci
Pakistan Actor Coach Danish Bhutto
Traduzioni Barbara Viola – Subhumans
Locandina MEI graphic design
Con
Giuseppe Gallella, Antonio Bova, Arkan Saef, Mumtaz Kahn, Pasquale Vitale, Antonio Bevilacqua
Prodotto da Ruga Film e L’Ambulante

NOTA D’INTENTI

PIAGA è ambientato nei luoghi in cui sono cresciuto.

Nel 1959 Pasolini scrisse, descrivendo così questi luoghi:
«[…] Ecco, a un distendersi delle dune gialle in una specie di altopiano, Cutro. […] è il luogo che più mi impressiona di tutto il lungo viaggio. È, veramente, il paese dei banditi come si vede in certi western […] Si sente, non so da cosa, che siamo fuori dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, ad un altro livello. Nel sorriso dei giovani che tornano dal loro atroce lavoro, c’è un guizzo di troppa libertà, quasi di pazzia […] Ma intorno c’è una cornice di vuoto e di silenzio che fa paura.»

Eccola Orano, città portuale come tante altre, colpita da una tremenda epidemia, di cui parla Camus. Eccole le dune gialle di cui parla Pasolini che circondano il paese dei banditi.
La Peste nel Paese dei Banditi.

Una terra di mezzo, che non è più com’era e non è ancora ciò che dovrebbe diventare. Una condizione che non è definitiva, ma è sospensione e attesa.
Non la Peste dei bubboni e nemmeno la peste nella sua manifestazione epidemica e di contagio, ma la peste come evento esterno, come condizione immutabile, come evento troppo grande per essere combattuto ma che lascia un barlume di speranza solo nell’attesa.
Questa condizione, quella di vivere in una terra di mezzo, nell’attesa di una fine e di un nuovo inizio è la principale analogia di questo film con La Peste di Camus.

PIAGA è un film che fa dell’incontro tra realtà e finzione uno dei suoi punti cardine.
Sono due gli elementi che entrano in gioco in questo incontro: il fuori campo e l’interazione con la camera.
In un paesaggio desolante, confuso dai segni di epoche che si sono susseguite lasciando null’altro che detriti, il FUORI CAMPO interrompe azioni, conversazioni, progetti e pensieri. Il fuori campo entra nell’inquadratura, invade il campo, come il silenzio assordante della ‘Ndrangheta, come l’assenza e la distanza dello Stato, il cui silenzio fa lo stesso rumore dell’eco di un colpo di fucile in una sperduta valle di dune gialle, lo stesso rumore assordante di un treno che non arriverà mai o che passerà senza fermarsi o come una musica che fa improvvisamente venir voglia di ballare dimenticando tutto, almeno per un istante.